viernes, 1 de julio de 2011

I girasoli














Ieri ho riavuto il piacere di godermi il capolavoro di Vittorio De Sica I girasoli. Si tratta di una coproduzione italo-francese-sovietica, con sceneggiatura di Tonino Guerra, Cesare Zavattini e Giorni Mdvani, uscita nel 1970. Rivedere questo film mi ha convinto di quanto fosse lungimirante l’approccio propiamente politico del regista sorano. De Sica ci porta in un rigoglioso campo di girasoli in Russia... un campo dove sono sepolte le salme dei soldati italiani caduti nella seconda guerra mondiale ma che simboleggia anche la sorte degli scomparsi, degli smarriti che non sono più tornati a casa. E ci permette di assistere alla vicenda personale di uno de loro, Antonio (Marcello Mastroianni), al suo sposalizio con Giovanna (Sofia Loren), alla sua scomparsa e al suo ritrovamento. Il film ci lascia avviliti, consapevoli dell’amara certezza che quel racconto è stato soltanto uno fra migliaia che la follia della guerra lasciò dietro di sé in quel campo sterminato dalla bellezza struggente.

Ho l’impressione che quello che conosco della precedente filmografia di De Sica sia quasi stato una preparazione a questo film: dalle deliziose commedie (ad esempio, la pentalogia Pane, amore e..., i racconti appartenenti a Ieri, oggi, domani) e i drammi neorealisti (Ladri di biciclette o Miracolo a Milano) alle tragedie belliche (come La ciociara) il suo linguaggio filmico si affina sempre di più e sboccia in un racconto misurato e accattivante che in certo senso riassume le inquietudini di un’epoca. Oggi come ieri, guardare in faccia gli orrori della guerra ci può aiutare, in questi momenti di smarrimento politico in Europa, a riacquistare le forze che occorrono per cercare accordi ragionevoli e creativi.

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Immagine: “I girasoli”, fotografia di Sinthonia (flickr.com).

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